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| Whersa camminava emozionata verso quei resti poco lontani dal centro allora abitato, quei resti che un tempo erano casa sua.
L'abitazione si trovava vicino all'entrata del bosco e dal suo giardino si poteva ammirare la meravigliosa cascata delle fenici ed il fiume che sgorgava ricco di acqua nella vallata. Ora la neve era l'unica cosa che sembrava essere rimasta la stessa, mentre la casa si era ridotta ad un cumulo di macerie: si potevano distinguere una scala a chiocciola, una cucina in pietra, un terrazzino e le porte costituite da archi a tutto sesto.
La ragazza si avvicinò a quel muro così caro a lei, strascicando i piedi a terra ed inginocchiandosi poi sulla fredda neve bianca. Appoggiò il capo contro il freddo muro di mattoni e iniziò a piangere, ma si fermò dopo qualche istante, mentre i suoi occhi diventavano sempre più arrabbiati e al contempo tristi ed impauriti. Spinse con forza i palmi delle mani contro i mattoni ghiacciati, quasi li volesse spostare, e da quel tocco scaturì una luce biancastra e abbastanza accecante. Le travi spezzate, i muri caduti... Tornarono piano al loro antico posto, ricostruendo l'intera abitazione. La giovane, esausta, si tirò su appoggiandosi al recinto in legno appena ricostruito e si strofinò un po' il viso con una mano.
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